Decluttering che "Cura"
C'è, solitamente, un momento, nella vita di ognuno di noi, in cui ci si rende conto di essere in affanno, di essere arrivati al punto massimo di saturazione.
Quel momento in cui la mente, il corpo, non riesce a contenere nient'altro, di esaurimento (sia in senso letterale che metaforico). È in quel momento che vorresti scappare, vorresti trovare la forza di dire "Mo basta eh".
Ma perchè si arriva a quel punto di saturazione? In una società in cui devi apparire sempre performante, dinamico, è logico che si cerchi di dare e di essere il massimo, un po' per accrescere il nostro ego, un po' perchè mettersi in competizione con l'altro è una prerogativa di molti.
Cercare di apparire ciò che non si è, dare un'immagine distorta di se stessi, un'immagine che pensiamo possa farci apparire agli occhi della società, belli, felici, sorridenti, intelligenti, caritatevoli, insomma tutto ciò che a volte non pensiamo nemmeno noi stessi, guardandoci allo specchio. Ma piacere al mondo, conta più che piacere a se stessi.
E allora inizi a fare mille cose, a cercare di mantenere equilibri che in realtà ti destabilizzano, a frequentare persone con cui non hai nulla a che fare, insomma inizi a fare tutto per apparire piacente.
Diventa una continua corsa verso il farsi accettare, senza accettarSi davvero, un sobbarcarsi di impegni, di relazioni, responsabilità familiari e non, che ti portano a svegliarti una mattina e chiederti: "Ma che sto facendo? Io non sono questa!".
Inizi a pensare a cosa eliminare, a fare "decluttering", questo termine tanto utilizzato per descrivere il desiderio di fare spazio, di eliminare il superfluo, partendo dalle cose materiali, passando per le relazioni, ponendoti delle semplici domande ,"questa cosa mi fa stare bene? Mi è utile? Cosa provo quando la faccio?", molto filosofia orientale.
Ora questa è solo teoria, perchè non è facile eliminare, siamo accumulatori seriali per natura, accumuliamo emozioni, risentimenti, invidie, rimpianti, complessi, voglia di mettere zizzania per rovinare i rapporti, non riusciamo ad eliminare dalla mente determinate cose in un batter d'occhio, e quindi questo processo è lento, ma è edificante provare a farlo.
Stare da soli sicuramente serve, serve a capire cos'è davvero importante nella nostra vita, cosa davvero ci fa stare bene, e di certo non è il competere "io sono più brava, io sono più bella", no la felicità sta nel guardarsi allo specchio la mattina, sorridere e ripetere, come una sorta di mantra: "Io sono io, con i miei pregi ed i miei difetti, mi accetto per quella che sono, mi interfaccio con l'altro cercando di trovare un punto d'incontro ma senza trascurare me stessa".
Si lo so, non è semplice, ma perchè non provare?

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